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Indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Romagna - primo semestre 2022 e previsioni secondo semestre 2022

LE AZIENDE DELLA ROMAGNA TENGONO IL PASSO,

MA PREOCCUPANO L’INSTABILITÀ GENERALE E L’AUMENTO DEI COSTI

Nel primo semestre del 2022 le aziende della Romagna continuano a tenere il passo, ma preoccupa la situazione incerta dovuta a diversi fattori, come l’aumento del costo dell’energia, l’aumento del costo delle materie prime e la difficoltà di reperirle, la guerra in Ucraina.

Dai dati emersi dall’indagine congiunturale realizzata dal centro studi di Confindustria Romagna e riferita ai consuntivi del primo semestre 2022 e previsioni secondo semestre 2022, emerge che la media dei rincari dei costi energetici nella prima parte dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2021, è pari all’85,93%, mentre la media dei rincari dei costi delle materie prime è stata del 28,63%. In particolare, le aziende intervistate evidenziano che l’attività è stata influenzata dall’incremento dei prezzi di legno, petrolio, gas naturale e acciaio.

In generale comunque, nel primo semestre del 2022, le aziende campione mantengono numeri in positivo. In Romagna: produzione +10%, fatturato totale +12,1%, fatturato interno +10,7%, fatturato estero +13,2%, occupazione +2,4%. Relativamente agli ordini totali, il 51,7% delle imprese campione ha segnalato un aumento; gli ordini esteri sono stazionari per il il 59,6% delle imprese campione.  

Persistono le difficoltà da parte delle aziende nel reperire figure professionali adeguate alle proprie esigenze: per il 43,6% del campione sono elevate e molto elevate, solo il 10,4% non rileva alcuna difficoltà.

Per il secondo semestre, la produzione viene prevista in aumento da un 86,5% del campione; per gli ordini il 49,4% delle aziende prevede stazionarietà, il 33,7% un aumento; gli ordini esteri per il 44,9% saranno stazionari e per il 33,7% in aumento.

Le previsioni sull’occupazione sono stazionarie per il 65,2% del campione. Il 71,3% non intende attivare la cassa integrazione nel secondo semestre del 2022.

Le maggiori preoccupazioni rilevate, risultano essere i rincari, la prosecuzione del conflitto russo-ucraino, le difficoltà nel reperire materie prime e l’eventuale ritorno dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19.

 

“Le nostre aziende operano in un contesto socio-politico ed economico caratterizzato da molte incertezze e da continui cambiamenti – spiega Roberto Bozzi Presidente di Confindustria Romagna – Dall’inizio della pandemia, infatti, siamo stati investiti da una serie di emergenze (il conflitto russo-ucraino, l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, l’emergenza ambientale a partire dalla siccità ed ora la caduta del Governo) che non sembrano darci tregua. Per ora Il tessuto industriale continua a rimanere vitale, ma affinché ciò continui è fondamentale per le aziende essere sostenute. È determinante quindi, vista anche l’instabilità aperta dai recenti risvolti politici interni, creare tutte le opportunità utili a superare la crisi e creare le basi per il futuro. Ribadiamo che occorrono piani strategici e azioni concrete su tematiche portanti che andrebbero portate avanti con una linea comune”.

Nell’occasione si ricordano alcuni spunti di riflessione proposti da Confindustria Romagna pensando al futuro del territorio.

Connessioni e infrastrutture Un territorio che vuole confrontarsi e competere con il resto del mondo deve essere facilmente accessibile: da questo punto di vista la sua dotazione infrastrutturale è fattore di competitività imprescindibile. Il porto di Ravenna, che è lo scalo della regione e varco strategico per il Nord Italia, si sta preparando ad accogliere navi più grandi grazie all'approfondimento dei fondali: una volta arrivate a qui, le merci devono poi essere in grado di proseguire speditamente il proprio percorso, così come i flussi di persone, professionisti e turisti, devono poter contare su collegamenti più rapidi. Su Rimini, questo si traduce in collegamenti fra il capoluogo e le aree produttive vicine con tempi di percorribilità accettabili: dalla Marecchiese alla zona industriale di Santarcangelo, per citare i due casi più evidenti. Forlì e Cesena per noi sono due quartieri di Città Romagna: per questo Confindustria Romagna da tempo richiama l’attenzione sull’urgenza di migliorare le infrastrutture.  Due priorità: alta velocità ed E45. Il collegamento veloce era atteso da anni e il primo lotto è un passo importante verso una mobilità davvero sostenibile, a cui occorre dare seguito in tempi ragionevoli. Su tutto, è imprescindibile un’alta velocità vera, che passa dal raddoppio della linea Castel Bolognese-Bologna.

Energia e ambiente La Romagna e Ravenna possono giocare un ruolo importante nella transizione energetica, diventando la green energy valley d’Italia. Aumentare al più presto la quota di energia da fonti rinnovabili è un obiettivo condiviso: non possiamo più permetterci veti o lungaggini burocratiche. Nel contempo, diversificare l’approvvigionamento di gas è diventato urgente, occorre rilanciare le estrazioni in Adriatico senza indugi: siamo consapevoli che il metano nei nostri fondali non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale, ma potenziare immediatamente le estrazioni dai giacimenti attivi può aiutare. Ribadiamo con convinzione: per il rigassificatore, dopo la recente decisione del Governo e la nomina del commissario straordinario, occorre completare velocemente il processo autorizzativo per l’avvio lavori da marzo 2023 e potere poi avviarne l’operatività da luglio 2024. Pure sul parco eolico di Rimini occorre ora procedere senza ulteriori indugi. Sul fronte delle risorse idriche, da ben prima dell’allarme odierno sulla siccità abbiamo invocato nuovi investimenti in bacini di raccolta dell’acqua che affianchino la diga di Ridracoli. Per esempio, ripristinare l’invaso del lago di Quarto nel comune di Sarsina, o ipotizzare un nuovo invaso nel Comune di Bagno di Romagna o Verghereto. Gli invasi citati possono e devono diventare fonti di energia rinnovabile tramite centrali idroelettriche.

 Lifestyle In Romagna si vive bene, con servizi a misura d’uomo e attenzione alla persona: elementi non scontati, che devono diventare fattori attrattivi, un elemento di competizione. In un mondo ridisegnato dall’emergenza sanitaria, dove la qualità della vita è sempre più determinante per le scelte lavorative e di vita soprattutto delle nuove generazioni, il Romagna LifeStyle deve essere elemento qualificante per trattenere i talenti locali e per attrarne da fuori.

Welfare L’emergenza sanitaria, il calo demografico, l’invasione dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni alla Russia, l’aumento dell’inflazione stanno avendo un fortissimo impatto sociale. Una situazione che può essere gestita solo con politiche di welfare che mettano la persona al centro e che prevedano piani concreti, condivisi e realizzati da tutti, istituzioni, associazioni ed enti, cittadini e aziende che nel loro ruolo sociale di impresa sono impegnate con molte iniziative.

Conoscenze e formazione. Le aziende cercano personale qualificato, ma hanno difficoltà a trovarlo. Serve partire dalla base e ridurre il gap fra scuole e imprese.  L’approdo a Ravenna e Forlì del corso di laurea in Medicina è un segnale forte, importante e benvenuto, che valorizza la rete formativa romagnola e ne riconosce lo spessore. Come pure l’avvio a breve del corso di Laurea Professionalizzante in Meccatronica a Lugo. È ora necessario, anche alla luce del successo del progetto universitario dei multicampus romagnoli, ampliare ai massimi livelli la collaborazione con l’ateneo, valutando anche la possibilità di orientare maggiormente iscrizioni alle Lauree magistrali in Meccanica, Meccatronica, Informatica, oggi insufficienti per la crescita delle imprese romagnole, così come sviluppare ulteriormente gli Istituti Tecnici Superiori e le business school. L’alternanza scuola-lavoro deve evolversi nell’integrazione scuola-lavoro, per formare profili e competenze che rispondano ai rapidissimi mutamenti dei mercati e alle nuove esigenze aziendali.

Il Sistema Confindustria Romagna