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Assemblea Confindustria Romagna | 4 luglio 2022 | Teatro Dante Alighieri di Ravenna

RELAZIONE DEL PRESIDENTE ROBERTO BOZZI - ASSEMBLEA PUBBLICA CONFINDUSTRIA ROMAGNA

Presidente Bonomi, presidente Bonaccini, autorità, colleghe e colleghi, benvenuti

È la mia prima assemblea pubblica da presidente di Confindustria Romagna, e non vi nascondo l’emozione.

Con l’Assemblea privata che si è chiusa pochi minuti fa, è terminata la lunga fase transitoria seguita alla fusione delle territoriali di Ravenna e Rimini prima, e poi tra la Romana e Forlì-Cesena dopo: Confindustria Romagna ha raggiunto quindi la sua fase a regime, e da oggi è realtà certa e indissolubile. La visione che diversi anni fa hanno avuto i nostri padri fondatori Guido Ottolenghi e Paolo Maggioli, il sogno per cui si sono battuti prima Vincenzo Colonna e poi Andrea Maremonti, è raggiunto. Solo chi ha trasformato questo sogno in una solida realtà può veramente comprendere il complesso e difficile lavoro per raggiungere questo traguardo che oggi celebriamo tutti insieme.

Ne valeva la pena: una Romagna unita è una Romagna più forte dentro una Regione più forte

Di questo erano convinti coloro che mi hanno preceduto, e ne sono convinto anche io.

Nei giorni scorsi abbiamo rilanciato, con un evento pubblico, l’idea di una CITTA’ ROMAGNA, un’area metropolitana corrispondente alle attuali province che si muove come una realtà unica.

Non siamo interessati alle forme amministrative e tecniche, quanto al concetto sottostante: solo una Romagna unita può competere a livello globale.

Una Romagna che sappia esaltare le sue innumerevoli eccellenze, che abbia le responsabilità e le capacità di programmare il suo sviluppo, che sia facilmente raggiungibile e connessa in modo efficace e contemporaneo al resto d’Italia, l’alta velocità proposta un anno fa: ALTA VELOCITA’ VERA, non un surrogato.

Caro Presidente Bonaccini: è evidente che, se il programmato raddoppio della linea nella tratta Castel Bolognese-Bologna non avverrà con caratteristiche tecniche che consentano appunto l’ALTA VELOCITA’, questo obiettivo risulterà precluso alla Romagna per molti decenni ancora.

L’emozione è legata anche al momento storico in cui assumo questa responsabilità: viviamo da molti anni in una fase di profondi e rapidi mutamenti, dalla crisi del 2008 la velocità del cambiamento è aumentata in modo esponenziale, e questo lo avevamo messo nel conto.

Ma negli ultimi mesi il mondo si è davvero capovolto: la ripresa dopo la pandemia è oggi minacciata dall’aumento dei prezzi sia delle materie prime sia delle fonti energetiche, con un’inflazione in continua crescita; poi a fine febbraio è arrivata anche la guerra con le sue terribili conseguenze.

Oggi viviamo una realtà completamente diversa da quella di 7 mesi fa quando ho ricevuto l’onore e l’onore di presiedere Confindustria Romagna.

Come uomini e donne di impresa siamo abituati agli ostacoli, avendo dimostrato finora la capacità di superarli: magari uscendone un po’ ammaccati, ma comunque sapendo sempre ritrovare slancio. Abbiamo il dovere di pensare ma soprattutto credere che anche questa volta sarà così.

Da marzo del 2020 la pandemia ha stravolto tutti gli scenari fermando intere filiere per alcuni mesi; abbiamo vissuto la sovrapposizione di eventi globali a tratti imponderabili, che si sono concatenati stravolgendo il nostro modo di vivere e lavorare.

Siamo in una fase di transizione sociale ed economica: la transizione energetica è solo l’ultimo tassello di un fenomeno ben più ampio e ben più profondo destinato a cambiare il mondo per come lo abbiamo conosciuto.

E, come in ogni passaggio epocale, noi imprenditori abbiamo il dovere di mettere a disposizione la nostra competenza e creatività riconosciuta in tutto il mondo, mantenendo alta la capacità di ascoltare, di valutare, di decidere e guidare.

A proposito di transizione energetica, la nostra percezione è che fortunatamente sia cambiato il vento rispetto al mainstream dominante sino a pochi mesi fa. Occorrevano eventi drammatici per richiamarci alla realtà: se penso che l’approvazione del PITESAI è della primavera scorsa, mi pare che siano in realtà passati secoli. Per fortuna.

Il vento sta girando verso quel nuovo equilibro che dà il titolo alla nostra assemblea.

Viviamo in una regione dinamica, un mosaico di eccellenze: distanti pochi chilometri da noi la motor valley, la wellness valley, la food valley.

Abbiamo usato l’inglese non per vezzo stilistico, ma perché i distretti industriali emiliano-romagnoli hanno saputo affermarsi a livello mondiale. Qui, presidente Bonomi, siamo nel cuore dell’energy valley italiana: la Romagna è il laboratorio naturale della transizione ecologica.

Nel nostro territorio siamo pronti da tempo, con un sistema rodato per funzionare su larga scala, sia per quanto riguarda le fonti energetiche tradizionali sia soprattutto per le rinnovabili.

La diversificazione degli approvvigionamenti energetici è già qui: estrazioni di metano, rigassificatore, parco eolico e fotovoltaico galleggiante, idrogeno verde, cattura e stoccaggio della CO2.

Tanti nuovi progetti che stanno portando a minor inquinamento e minor impatto climatico aumentando la disponibilità di energia e creando nuovi posti di lavoro. Ravenna e la Romagna hanno idee, tecnologie e professionalità che per decenni hanno affermato il distretto offshore adriatico in tutto il mondo, lavorando con rigorosa osservanza della sicurezza. Parallelamente hanno saputo lanciare con successo il modello di turismo apprezzato in tutto il mondo che ancora anima le nostre coste.

Qui ne siamo ben consapevoli, e ringrazio nuovamente e pubblicamente il sindaco De Pascale per non aver mai mollato la presa. Per questo ci siamo uniti con convinzione alla sua spinta sul rilancio della produzione nazionale in Adriatico, sulla collocazione di un’unità galleggiante per la rigassificazione al largo delle nostre coste, sulla concretizzazione in tempi brevi del progetto Agnes, un parco eolico/solare da 700 MW, e infine sulla realizzazione di un sistema di captazione della CO2.

La nomina del nostro governatore a commissario straordinario per l’energia non è un caso, né il frutto di chissà quali alchimie politiche: semplicemente, siamo pronti. Ravenna ha tutte le carte in regola per essere punto di riferimento come hub nazionale per il gas.

E’ una rivendicazione logica e naturale, non una candidatura dettata dall’urgenza, dall’esplosione dei prezzi di energia e materie prime aggravata dalla guerra, o dal recente problema dell’approvvigionamento idrico dovuto alla siccità, che pure hanno acuito l’emergenza. In particolare, sulla disponibilità di acqua occorre maggiore coordinamento tra le istituzioni in vista dei prospettati razionamenti alle forniture per l’industria e l’agricoltura. Ad oggi non c’è una regia per la programmazione dei prelievi lungo tutto l’asta del Po in Emilia-Romagna: cogliamo l’occasione per chiedere alla Regione di svolgere un ruolo attivo affinché l’emergenza non ricada solo sulle utenze industriali delle province che sono a valle del fiume, Ravenna e Ferrara.

In un momento di difficoltà siamo consapevoli che il sapere e i talenti di questa città, con i suoi 60 anni di esperienza in materia di energia, possono davvero essere un faro per tutto il Paese.

Accogliamo positivamente, in linea con quello che stiamo sostenendo con convinzione da anni, anche le dichiarazioni del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sulla necessità di estrarre sempre più gas da giacimenti nazionali, rivedendo il Pitesai. 

E tutta la Romagna si sta muovendo in questo senso: c’è una sensibilità diffusa che si sta traducendo in progetti green anche a Forlì-Cesena e al largo di Rimini, sulla carta estremamente interessanti. Ribadiamo l’appello affinché dalla carta si possa velocemente passare alla valutazione di fattibilità, ricordando che ogni veto, ogni comitato del no, ogni rilievo è destinato ad allontanarci fatalmente dall’obiettivo.

Stiamo già pagando il prezzo altissimo dei costi del non fare, del non decidere, del non scegliere: di tutti i tentennamenti che hanno impantanato finora i procedimenti di parchi eolici e soluzioni aggiuntive alle fonti tradizionali.

Parlo di soluzioni aggiuntive, e non alternative, perché la transizione richiederà decenni, e per decenni ci occorrerà tutta l’energia reperibile onshore e offshore, prima di poterci affidare esclusivamente alle rinnovabili.  

Lo scopo è evidente: permettere al Paese di essere il più possibile indipendente da un punto di vista energetico, soprattutto considerando l’attuale stato di emergenza.

La nostra stella polare deve essere la diversificazione: occorre stravolgere la politica energetica del nostro Paese e rimettersi in corsa partendo da strategie di medio e lungo periodo.

L’auspicio è di vedere finalmente fatti, di avere un piano d’azione concreto in tema di energia che preveda un coordinamento fra Governo, Regioni e Comuni. Ci auguriamo di potere lavorare insieme e percorrere una strada comune per il bene di tutto il Paese.

I rincari dei prezzi energetici stanno colpendo in particolare i paesi europei. Le stime del Centro Studi Confindustria rivelano che, in confronto a Francia e Germania, l’Italia è il paese dove il caro-energia rischia di produrre i maggiori danni.

A politiche invariate, l’incidenza dei costi energetici sul totale dei costi di produzione per l’economia italiana si stima possa raggiungere l’8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco (6,8%).

L’impatto per l’Italia si traduce in una crescita della bolletta energetica stimata tra i 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile; per il solo settore manifatturiero, l’aumento è stimato in circa 2,3 - 2,6 miliardi al mese.

Inoltre, non va dimenticato che la produzione di energie rinnovabili in Italia è ferma da oltre 5 anni.

Se continueremo così sarà per l’Italia impossibile rispondere agli impegni presi con l’Europa che chiede il raddoppio entro il 2030. Ce lo dicono i numeri, non possiamo più attendere.

Lo ha ripetuto il nostro presidente, che ringrazio di cuore per essere qui oggi: occorre diversificare il mix energetico e diminuire la nostra dipendenza del gas russo. Servono più Gnl, più rigassificatori, importare più gas da altre nazioni raddoppiando anche il Tap e incentivare le fonti rinnovabili. Il Governo italiano negli ultimi mesi è andato in cerca di riserve ovunque, spingendosi lontano, e questa ricerca non può considerarsi finita o sufficiente: ci sono ancora grandi opportunità non sviluppate.

Sulla scacchiera i pezzi sono tanti, come tante sono ancora le incertezze sulle energie disponibili per questo inverno.

Chiediamo quindi a tutti i livelli il massimo sforzo per riuscire a superare al meglio questo difficile momento di crisi energetica. Con realismo e senza demagogia.

Un ultimo, sentitissimo ringraziamento al presidente Bonaccini, e al suo sostegno decisivo alla vocazione energetica di Ravenna. A lui lascio la parola con un grande in bocca al lupo per il nuovo incarico.

 

 

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Il Sistema Confindustria Romagna